I processi trasformativi nel trattamento residenziale delle tossicodipendenze

Abbiamo fatto un’esperienza molto significativa dell’uso in comunità della tecnica dello psicodramma, un metodo di approccio psicologico attraverso cui, nella rappresentazione, si aumenta la consapevolezza di sé e delle dinamiche intrapsichiche e interpersonali (facendo riferimento alla metodologia di J.L. Moreno).
Riportiamo alcune rappresentazioni.

La rappresentazione di Tommaso.

Stiamo lavorando con il gruppo sul futuro, in quanto cinque residenti sono in fase avanzata di trattamento e si stanno preparando all’uscita dalla comunità.
Facciamo il riscaldamento, la fase del metodo che favorisce la spontaneità e lo stabilirsi di un ambiente favorevole, sul tema: “le foto del futuro”. È un tema che interessa tutti i componenti del gruppo, infatti si attivano i pensieri associati alla propria terapia e al desiderio, sano e legittimo, di voler uscire. Accanto emerge in modo evidente la paura di ricadere nell’uso di droga e, più in generale, la paura di non essere più adeguato al mondo esterno.
Per la rappresentazione si offre Tommaso, che è all’ennesimo tentativo di cura e già altre volte ha dovuto affrontare la fase di reinserimento, emanciparsi quindi dalla comunità-luogo sicuro e fronteggiare la realtà con i limiti e le vulnerabilità che ha imparato a conoscere di se stesso durante il trattamento.
Sceglie di rappresentare tre scene, che mostrano le sue modalità di gestione di una situazione attuale, in cui deve decidere se accettare una proposta di stage, in cui deve sponsorizzare una nota marca di birra. L’alcool è il suo grande problema. Descrive le scene, sceglie gli attori tra i componenti del gruppo, li istruisce circa la loro parte e osserva la scena, che viene spontaneamente interpretata e offrirà spunti di riflessione interessanti.
Nella prima scena, Tommaso telefona ai genitori per chiedere loro rassicurazioni sul fatto che perdere questa opportunità di lavoro non sia grave e che potrà sempre contare sul loro sostegno. Questi, in vacanza all’estero, non si rendono reperibili e Tommaso verbalizza la propria incredulità: “Come mai? Ci sono sempre! Vanno in vacanza mentre io sto uscendo dalla comunità? Non sanno che ho bisogno di loro? Da solo non ce la posso fare! Ho paura…”.
Nella seconda scena, Tommaso telefona al compagno di terapia Giacomo, uscito dalla comunità da alcuni mesi, a cui è molto legato, per via delle esperienze molto simili. Giacomo tenta di confrontarlo, assumendo una posizione piuttosto dura, ‘ da staff’: “non puoi fare lo stage, Tommaso, è troppo pericoloso per te avvicinarti all’alcool, anche se razionalmente per lavoro! Non sono d’accordo!”. La reazione di Tommaso, stavolta, è di rabbia.
Nella terza scena, Tommaso scrive una mail a una compagna del corso di formazione che sta frequentando e le racconta la sua storia, spiegando così i motivi della rinuncia allo stage.
La rappresentazione permette a Tommaso di vedere come, a fronte delle difficoltà, ricorre all’aiuto dei genitori, che viene da lui preteso. La ricerca di rassicurazione mostra la sua dipendenza nei loro confronti, la mancanza di autonomia e l’incapacità di emanciparsi. La figura dell’amico Giacomo incarna la parte più sana di Tommaso, che lo sprona a fronteggiare la propria malattia, tenendo conto della difficoltà di dover fare scelte e rinunce, anche se dolorose. L’amica del corso è suggestiva della modalità di Tommaso di usare il proprio passato, come ‘alibi’, in modo non del tutto sano e consapevole.
La scelta inoltre che in tutte le scene Tommaso comunichi attraverso un ‘mezzo’, il telefono o il PC, e non in modo diretto, suggerisce la sua difficoltà nel comunicare e mostrarsi senza ‘protezioni’.

La rappresentazione di Silvia.

Silvia è una donna molto problematica, con una grave patologia della personalità. Ha tre bambini, che sono affidati alla sorella, cosa che la fa estremamente soffrire, per via della scarsa consapevolezza dei motivi che hanno reso possibile ciò e per la conseguente conflittualità con la sorella, che Silvia individua come unica responsabile del suo allontanamento dai figli.
Nella rappresentazione, Silvia descrive una scena di abuso di cocaina, episodio che è realmente accaduto e a cui è seguito il ricovero in comunità e l’affido.
Silvia mette in scena una situazione e si osserva mentre l’attore che la interpreta recita la sua parte. È sera, l’attore-Silvia mette a letto i figli e poi guarda le televisione sola sul divano. In tarda serata, la vicina di casa si presenta alla porta, offrendole cocaina e poco dopo sono insieme in cucina a sniffare, in un clima gioioso e euforico. Nella stanza accanto, però, Silvia osserva l’altra parte della scena, in cui i tre bambini dormono, non sapendo cosa faccia la mamma in quel momento, ma anzi sognando la sua amorevolezza nei loro confronti.
La scena si complica con l’arrivo del pusher che viene fatto entrare e il rumore della ‘serata’ che si svolge in cucina sveglia i bambini, che iniziano a piangere inconsolabili.
Silvia riconosce le due parti incomunicanti di sé: la mamma responsabile e affettuosa, in grado di prendersi cura dei bambini, e la parte ‘tossica’, che tiene conto solo di sé e del proprio piacere, incurante del pericolo. Non riesce però a trovare un ‘accordo’ tra le parti, in cui vi possa essere continuità e comunicazione.
Silvia osserva quindi diverse parti di sé, anche grazie alla valida esperienza dello psicodramma, a cui ha reagito con commozione e empatia, ma tale consapevolezza non riesce a rimanere stabile nel tempo, come evidenziano i suoi comportamenti.
La difficoltà nella gestione delle emozioni, data dalla gravità della psicopatologia, fa sì che spesso Silvia porterà rappresentazioni sul tema della scissione, che difficilmente potrà essere saldata.

Manuela Carrillo

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi